SI RIAPRE LA PARTITA SUI PART TIME
In allegato il documento
L’art. 16 del c.d. “collegato lavoro” (legge 183/2010) ha concesso alle amministrazioni pubbliche la possibilità di rivalutare, e se nel caso di revocare, la concessione di un contratto di lavoro part-time – stipulato anteriormente la data del 2008 – vincolando tale verifica al solo generico “rispetto dei principi di buona fede e correttezza”.
L’esercizio di tale facoltà è stato delimitato in un definito arco temporale - 180 giorni dall’entrata in vigore della legge – con scadenza il 23 maggio scorso.
A quella data, nel silenzio generale e con la connivenza sindacale, sono stati unilateralmente e illegittimamente revocati migliaia di contratti part-time che, nella migliore delle ipotesi, sono stati riconfermati con cadenza biennale.
Nonostante l’evidente discriminazione a svantaggio delle donne, per l’85-90% titolari dei contratti part-time e costrette a rinunciare ad una parte consistente di salario per sopperire all’assenza di welfare di questo paese, molte amministrazioni non solo hanno proceduto con le revoche selvagge ma anche con tempi di preavviso strettissimi ed in prossimità della chiusura delle scuole (1 giugno) o “proponendo” alle lavoratrici e i lavoratori la sottoscrizione di un nuovo contratto part-time, biennale, e con criteri predeterminati dalle stesse amministrazioni calpestando i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e peggiorando le condizioni di vita e di lavoro.
USB da subito ha intrapreso iniziative di lotta e di sostegno a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in tutte le sedi – direzioni generali, Funzione Pubblica, Pari Opportunità, vertenze legali – denunciando l’illegittimità dei provvedimenti effettuati attraverso lettere/fotocopia generiche che non hanno tenuto conto delle situazioni individuali; senza alcun confronto con le lavoratrici e lavoratori interessati ne con la RSU e/o OOSS; interpretando in maniera restrittiva e discriminante una norma già di per se iniqua.
A seguito di ciò, oltreché delle centinaia di contenziosi aperti contro la PA e la possibilità dell’esito sfavorevole per la stessa, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dip. della Funzione Pubblica - si è espressa attraverso la circolare n.9/2011 a firma dello stesso ministro Brunetta e dai ministri Carfagna (Pari Opportunità) e Giovanardi (Famiglia) che, seppur tardivamente e in maniera contraddittoria, da ragione a quanto da noi sostenuto:
· pregiudizio nei confronti delle lavoratrici donne;
· raccomandazione di adottare una motivazione puntuale, evitando l’uso di clausole generali o formule generiche e necessità del consenso della lavoratrice o lavoratore interessata/o a diverse modalità da quelle richieste;
· valutazione ed analisi delle possibilità di una diversa organizzazione del lavoro tale da rendere possibile la presenza di lavoratrici e lavoratori a tempo parziale e possibilità di mobilità tra più servizi in modo da venire incontro alle esigenze dei dipendenti e dell’amministrazione;
· criteri certi di priorità nella trasformazione del rapporto di lavoro;
· valutazione effettuata attraverso il confronto con il dipendente interessato e nel rispetto delle forme di partecipazione sindacale;
· il rispetto dei principi di “buona fede e correttezza” richiede che a seguito della revoca del part-time venga comunque accordato al dipendente un congruo periodo di tempo prima della trasformazione finalizzato all’organizzazione della vita personale e famigliare.
In alcun modo, decorso il termine del 23 maggio 2011, l’eventuale modifica del rapporto di lavoro può avvenire senza l’accordo tra le parti.
La USB Pubblico Impiego, preso atto che le mobilitazioni a sostegno di questa vertenza hanno dato il risultato voluto, ribadisce il proprio impegno a sostenere tutte le vertenze, anche legali, che le lavoratrici e i lavoratori vorranno intraprendere e dà indicazione alle proprie strutture di riaprire la battaglia contro le revoche dei part-time attraverso l’avvio di un confronto in tutte le amministrazioni.
Roma, 13 luglio 2011