La Manovra finanziaria rimodulata secondo le esigenze politico-elettorali del centro destra colpisce i soliti noti
COMUNICATO STAMPA
Il Governo in questi giorni porta la sua finanziaria per l’approvazione a Montecitorio, noi non ci facciamo illusioni: essa verrà approvata! Questa ennesima Manovra finanziaria non è frutto solo del “lavoro” di questo Governo, ma è condivisa da gran parte delle “opposizioni” in Parlamento ed ha il beneplacito più o meno esplicito di Confindustria, poteri forti e di gran parte dei sindacati confederali.
Il Governo inserisce nella manovra anche elementi che nulla hanno a che fare con il pareggio di bilancio ma che sono funzionali alla totale liberalizzazione del mercato del lavoro. L’art. 8 della manovra votata ieri sera dal Senato favorisce la possibilità di licenziamento nelle aziende private tramite accordi sindacali, cancellando, di fatto, l’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e i contratti collettivi nazionali.
Noi come USB continuiamo a giudicare negativamente questa Manovra, la giudichiamo antipopolare nel senso che toglie parte di salario e diritti ai lavoratori e ai pensionati, e fortemente autoritaria e filo padronale con l’azzeramento di fatto dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Noi non crediamo alle balle della compatibilità e ai vincoli che ci vengono imposti, ma se vincoli devono essere rispettati allora diciamo che i lavoratori e i pensionati hanno già dato!
Diciamo che altre debbono essere le fonti da cui possono risparmiare e fare cassa: le spese militari, già 42 miliardi di acquisti pianificati; il recupero dell’ICI non versata grazie ad una assurda legge di cui beneficia la chiesa cattolica; l'introduzione di una sostanziosa patrimoniale sui grandi patrimoni.
Diciamo no alle grandi e inutili opere come la TAV e il ponte sullo stretto. Continuiamo a ripudiare la guerra e, diciamo quindi no alle missioni militari. Diciamo sì ad una politica di accoglienza nei confronti di chi si vuole recare, magari spinto da fame e/o guerre che i nostri governi hanno fomentato, verso di noi. E diciamo, quindi no all’installazione di nuovi strumenti di controllo a scopo militare sulle nostre coste. No ai Radar in Sardegna e altrove!