Alla Fiat continua l'emergenza/democratica. E' ora di reagire organizzati!!

Nazionale -

Dopo i licenziamenti a Mirafiori e Melfi la Fiat ha messo in atto un altro episodio di pura rappresaglia aziendale contro lavoratori e delegati che non accettano di abbassare la sua testa dinnanzi ai suoi diktat.


Alla Powertrain di Termoli il democratico Marchionne ha licenziato Giovanni Musacchio un delegato dello Slai/Cobas. Questa volta le presunte motivazioni sono esplicite e sfrontate: Giovanni è accusato di aver partecipato ad un Presidio contro il Referendum/Truffa  di Pomigliano tenutosi il 22 giugno scorso ai cancelli dello stabilimento campano.


Si conferma – dunque – ancora una volta la dichiarata volontà del gruppo Fiat, in sintonia con gli umori generali del grande padronato, di azzerare violentemente ogni forma sindacale organizzata dei lavoratori per meglio procedere lungo la direzione dell’incrudirsi dei processi di ristrutturazione selvaggia. Del resto le decisioni di procedere allo scorporamento aziendale, l’annuncio del trasferimento di alcune produzioni da Mirafiori in Serbia e la persecuzione contro i delegati combattivi sono episodi di una unica strategia antioperaia ed antisociale che non riguarda solo la FIAT ma che sta facendo scuola ben oltre i suoi stabilimenti.


Una strategia sostenuta non solo dall’aperta complicità di Cisl, Uil e Fismic ma anche dalla pratica concreta della Cgil la quale, pur con accentuazioni diverse, avalla, di fatto, le decisioni aziendali come ha dimostrato in occasione del voto al Referendum di Pomigliano e nelle tante Vertenze ancora aperte.

La Confederazione USB (Unione Sindacale di Base) oltre, naturalmente, ad esprimere la propria solidarietà verso tutti i colpiti dalla repressione si dichiara disponibile - come abbiamo argomentato nell’Assemblea Nazionale, organizzata assieme allo Slai/Cobas, a Napoli, lo scorso 3 Luglio – alla costruzione di una mobilitazione in grado di porre un deciso stop ai ricatti della Fiat, di difendere il lavoro, il salario e i diritti a cominciare da una battaglia per una vera democrazia sindacale contro l’asfissiante autoritarismo dei sindacati collaborazionisti.