CONTRATTO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO: UN RINNOVO CHE ATTACCA I DIRITTI FONDAMENTALI DI TUTTI I LAVORATORI PUBBLICI

Roma -

Con il rinnovo del CCNL della Presidenza del Consiglio, scaduto ormai da 40 mesi, si vuole far passare un attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori pubblici: orario di lavoro, applicazione erga omnes del contratto e relazioni sindacali. Questo attacco va al di là dello specifico Comparto e ha come obiettivo quello di indebolire la resistenza dei lavoratori ai processi di destrutturazione in atto nella Pubblica Amministrazione, e avviene con la complicità di Cisl e sindacati autonomi (la Cgil non è presente in quanto non rappresentativa nel Comparto).

 

Nell’incontro di ieri presso l’Aran, si è proposto di rimettere in discussione l’orario settimanale di lavoro aumentandolo dalle attuali 36 ore a 38 ore, con un salto indietro nel tempo di oltre 20 anni, e finanziando l’operazione con fondi già erogati ad altro titolo ai lavoratori; di escludere dall’applicazione di questo contratto il personale dipendente dal CIPE e dal dipartimento del Turismo e dello Sport, che rappresenta circa il 10% del personale del comparto, sancendo di fatto che in Italia possono esistere lavoratori a cui non si applica alcun contratto; di escludere i sindacati rappresentativi che non firmano il contratto e le RSU dal confronto con la controparte in merito ai processi di ristrutturazione e privatizzazione dell’Amministrazione.

 

“In questo l’Aran si trova schiacciata tra le pressioni politiche provenienti da Palazzo Chigi, fortemente interessata agli spot contro i cosiddetti fannulloni, e una normativa che dovrebbe impedirgli questi stravolgimenti”, chiarisce Giuliano Greggi, della Direzione Nazionale RdB-CUB P.I. “E’ anche evidente come i sindacati che stanno fiancheggiando questa operazione abbiano abbandonato qualsiasi intenzione di difendere i diritti dei lavoratori, quei diritti che loro stessi hanno contribuito a conquistare tanti anni fa. La RdB-CUB Pubblico Impiego ha già dichiarato che non si renderà disponibile né tanto meno complice di quanto si sta compiendo in questi giorni all’Aran. Anzi, rilancia sul terreno del contrasto e della lotta in tutte le sedi possibili, ad iniziare dalla manifestazione nazionale di sabato 28 marzo a Roma”, conclude Greggi.