PCM. VENTIQUATTRO MESI !

Roma -

Tutt’oggi, a circa ventiquattro mesi dalla scadenza, non si ha notizia riguardo l’atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL del Comparto PCM.

            I presupposti affinché il CCNL migliori le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti appaiono piuttosto incerti, in quanto, gli effetti del Memorandum siglato da CGIL CISL e UIL, e del conseguente accordo generale per il rinnovo dei contratti pubblici, che prevede il prolungamento della vigenza contrattuale da due a tre anni in cambio di pochi euro lordi mensili e della riforma delle pensioni, si riversano con drammatica concretezza sui dipendenti pubblici aggravando la progressiva perdita in termini di diritti, di salario e di dignità.  

            Noi siamo convinti che si debba operare una reale inversione di tendenza che permetta ai lavoratori di riconquistare i diritti perduti e strapparne di nuovi.

            Per quanto concerne il comparto PCM, quindi,  occorre inserire nel CCNL una serie di diritti negati affinché si cominci a intraprendere il percorso contrario.

            Candidarsi oggi in Presidenza nelle liste RdB e sostenere i candidati significa dare forza e rivitalizzare le istanze dei lavoratori del Comparto che, coerentemente, l’Organizzazione Sindacale porta avanti:

Inserimento dell’indennità di specificità organizzativa (art. 18 CCNI) in busta paga, (RdB, ripropone all’amministrazione la petizione dei dipendenti già presentata nel pregresso rinnovo biennale economico);

Abolizione della tassa sulla malattia (viene decurtata la quota parte relativa alle assenze per malattia inferiori a 15 giorni);

Modifica dell’attuale ordinamento professionale (area unica di inquadramento e sviluppi di carriera “naturali” non auto finanziato attraverso il FUP) mirata al superamento dei blocchi prodotti dai precedenti CCNL che non hanno sanato il fenomeno del mansionismo, né riconosciuto la maggiore professionalità acquisita dai dipendenti tanto meno valorizzato la posizione apicale nelle aree;

Aumento del valore del buono pasto, nasconde la trappola della tassazione della quota eccedente le vecchie 10.300 lire circa. Questo significa che l’importo del ticket non è di 7 euro. La norma, che fissa il tetto di tassazione, è vecchia ormai di 20 anni ed è impossibile che non venga aggiornata vista la crescita esponenziale del carovita. Chiediamo che il valore minimo sia fissato a 10 euro indicizzato e che successivamente monetizzato in busta paga favorendo, così, un ulteriore recupero salariale;

Incremento dell’indennità di specificità mediante il “rifinanziamento” del FUP con le somme residue stanziate per lo straordinario;

Soluzione definitiva per il personale comandato storico (apertura di un tavolo come da impegno preso dall’Amministrazione in una recente riunione). 

 


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