Trattative Contratto Enti Locali: Avevamo toccato il fondo, ma questi stanno cominciando a scavare!

In allegato il volantino, il testo della bozza di contratto e l'articolo del Sole24Ore sui comparti

Nazionale -

Lo scorso 16 aprile si è svolto un incontro tra l’ARAN e cgil, cisl e uil per rinnovare il secondo biennio economico del Contratto Regioni ed Autonomie Locali.


Nel corso dell’incontro è stata distribuita una bozza di lavoro che sembra partorita dalla penna di qualche diligente burocrate ministeriale, piuttosto che un canovaccio di lavoro finalizzato alla stesura di un contratto.


L’elemento critico in questione – dal titolo “valutazione e misurazione dell’attività amministrativa e dei servizi pubblici” – rappresenta la fedele trasposizione del Brunetta pensiero (così come dell’Ichino pensiero) circa la misurazione e la valutazione dei dipendenti degli enti locali e introduce, in maniera soft, commissioni a ciò deputate.


La sostanza economica degli incrementi contrattuali è fissata al paletto medio di 62 Euro, mentre le risorse per incrementare il fondo per il salario accessorio sarà certamente una meteora per molti Enti (vincolato al rispetto del patto di stabilità per gli anni dal 2005 al 2008, alla riduzione delle spese di personale come previsto dalla legge 133/08- ex decreto 112 voluto da  Brunetta e dalle precedenti finanziarie, ulteriori indicatori di capacità finanziaria, rigorosi sistemi di valutazione, etc.)


Ma la chicca della proposta è certamente costituita dal nuovo modello di progressione orizzontale che potrà essere effettuata – previa valutazione – soltanto ogni tre anni, riservandola al 20% del personale.  Quindi, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere possibile una progressione ogni 5 anni (sempre che qualcuno non ne approfitti, facendone due in sei anni).


La sostanza è: non ci saranno più progressioni orizzontali certe e per tutti (l’unico modo che c’era – finora - per garantire un modesto, ma certo sviluppo economico).


Allo stesso tempo il governo si avvia a ridefinire i comparti di contrattazione allo scopo di ridurre – o limitare drasticamente – il numero dei soggetti sindacali e, di conseguenza, depotenziare l’attività delle RdB e del sindacalismo di base. Nel nostro caso verrebbero accorpati il comparto Sanità con quello delle Regioni-Autonomie Locali (cfr. Il Sole 24 ore, 18 aprile, pag.27, “Tre comparti per i contratti nel pubblico” allegato).


A questo punto, dopo che gli Enti (con le loro associazioni) hanno levato “alte grida” e proteste che però non sembrano in grado di respingere gli scellerati progetti del governo e considerato ormai chiaro il ruolo di gendarmi affidato a cisl, uil, più la neopromossa ugl e la recalcitrante cgil (che -come altre volte- tornerà pacificamente all’ovile), i giochi e le moine sono davvero terminati.


Rafforzare RdB in ogni luogo di lavoro per pretendere aumenti veri, bloccare le indecenti proposte sulla valutazione e sul nuovo modello di progressione orizzontale, assicurare risorse significative per finanziare la parte di salario accessorio a tutti gli enti e far pagare la crisi a chi l’ha prodotta!

E’ ora che i lavoratori facciano sentire la loro voce e sostengano chi sta dalla loro parte.